Lo stadio del Milan


Può piacere o non piacere a seconda dei gusti (e delle partigianerie), ma dal punto di vista estetico il progetto architettonico e l'insediamento urbanistico presentati dall'AC Milan il 3 febbraio 2015 [leggi: 01-02] per il suo stadio di proprietà appaiono di grande livello [video].

Non solo per le linee dei volumi, l'impatto ambientale e le soluzioni ecologiche, che mimetizzano e integrano uno stadio per 48.000 persone come nessun altro impianto urbano esistente ha fatto finora. Ma anche per le proposte urbanistiche: non solo il solito albergo, i soliti ristoranti, i soliti negozi, etc., ma anche una struttura educativa, un liceo: qualcosa di distonante, quasi di surreale, rispetto al continuo disinvestimento nella scuola in cui è impegnata la classe dirigente del nostro paese da quarant'anni.

Sarà uno stadio che finalmente obbligherà i tifosi a usare i mezzi pubblici, come si fa da sempre a Londra e a Madrid. Anche la soluzione finanziaria ipotizzata - tutte le spese a carico di privati e sponsor - è innovativa perché per una volta non munge la mammella pubblica.

Tutto bene dunque? Ovviamente no: il rischio è che la "melina" politica impantani tutto, come sempre: dall'ultima parola che spetta all'ente Fiera ai comitati dei cittadini che pavlovianamente dicono no (preferendo che il loro quartiere rimanga abbandonato ai suoi capannoni), ai burocrati che si metteranno a rallentare le procedure per essere "oliati", etc. Un progetto del genere, a Londra o a Madrid, sarebbe già in fase attuativa. Qui a Bisanzio dovremo invece meritarcelo. Se la società e le istituzioni si decideranno finalmente a voltar pagina. Meglio: se se ne dimostreranno capaci.

Lo stadio è invisibile, il Vigorelli no